Solo due giorni fa il Parlamento
Europeo aveva dato il suo benestare, seppur si tratti di una mera dichiarazione
di principio, alle unioni omosessuali; il Parlamento Europeo ha dichiarato,
infatti, inammissibile che alcuni governi "mettano in atto definizioni
restrittive della definizione di 'famiglia' allo scopo di negare la protezione
legale alle coppie dello stesso sesso e ai loro bambini".
Ieri la Corte di Cassazione ha fatto un ulteriore
passo avanti riconoscendo che la diversità di sesso non è più “presupposto
indispensabile” del matrimonio.
Il caso è quello di una coppia di omosessuali di
Latina che avevano, nel 2002, contratto matrimonio in Olanda. Avevano poi richiesto
la trascrizione del certificato di nozze come atto pubblico al loro comune di
residenza; a seguito del rifiuto da parte del comune di Latina avevano tentato,
senza successo, ricorso al Tribunale ed alla Corte d’Appello di Roma.
La Cassazione, con la sentenza di ieri, pur
rigettando la richiesta di trascrizione del certificato matrimoniale, motiva la
sua decisione in oltre settanta pagine dalle quali emerge l’incompatibilità
della richiesta con l’ordinamento giuridico italiano, ma in cui si precisa che alla
relazione stabile di una coppia dello stesso sesso debbano essere riconosciute le
stesse tutele proprie della vita familiare al pari di una qualunque coppia
eterosessuale.
I risvolti sociologici di questa sentenza storica
potranno dare dei frutti solo con il tempo. Mi sembra, tuttavia, un buon inizio
per una “normalizzazione psicologica” della condizione omosessuale.
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